domenica 17 febbraio 2013

qualcuno deve pur averci presentato (primi incontri – casuali o meno e non sempre capiti – con i miei compagni di viaggio)


2. free, acqua fuoco e cioccolato


doveva essere la primavera del 1974. forse del 1975, ma primavera lo era. andai a casa di un mio compagno di classe. questo mio compagno aveva un fratello più grande che al momento viveva a roma. il suddetto fratello aveva però lasciato qua la sua batteria rossa e la sua collezione di 33 giri. non mi fu praticamente permesso ahimè di suonare la batteria - una hollywood - ma mi venne concesso di portare a casa alcuni di quei dischi da ascoltare. mi ricordo nitidamente la consistenza di quei dischi, le copertine massicce. ne presi 4: mad dogs & englishmen di joe cocker, sssh! e cricklewood green dei ten years after e fire and water dei free. i primi tre avevano copertine colorate, forse più simili a quelle che mi erano capitate fra le mani fino a quel momento, magari più anonime. da quella dei free, quattro giovani capelloni mi guardavano in maniera un po' sfrontata. ok, mi dissi, mettiamo questo, e facciamo merenda. premessa. nella mia ancor breve carriera di fanatico del rock, mi ero dedicato, diciamo pure incaponito, con il progressive. e quindi mi ero trovato alle prese più che altro con suoni piuttosto astrusi ancorchè affascinanti per un ragazzino. per sovrammercato tali suoni venivano da fonti sonore approssimative: un registratore a cassette sanyo, un minuscolo giradischi europhon che spariva letteralmente sotto al disco. tutto questo rendeva l'esperienza auditiva forse un po' faticosa, anche se questo non scoraggiava il vostro piccolo eroe.
in ogni caso, metto il disco sul piatto, e mi accingo ad adddentare un biscotto al cioccolato. mentre mi pregusto il suddetto biscotto, vengo letteralmente investito dai primi suoni di fire and water, il brano che dà il titolo al disco. mi ricordo che la cosa mi colpì molto, tanto da farmi rimanere con il biscotto a mezz'aria. non che altri incipit non mi avessero impressionato, questo no. ricordo ancora quando misi la cassetta di selling england by the pound ed ebbi la benedizione della voce nuda di peter gabriel, o l'inizio roboante di into the fire dei deep purple. ma qui, era tutto diverso. il disco inizia con alcuni semplicissimi accordi di chitarra elettrica. abituato com'ero a sonorità molto più arzigogolate, mi ricordo che pensai "cribbio (non era proprio cribbio, neanche ca**o, all'epoca ero ancora molto educato. diciamo una via di mezzo) ma allora esiste anche qualcos'altro. e certo che esisteva. avevo in un colpo solo scoperto il rock blues, quello che sarebbe diventato forse il mio gruppo preferito, il mio cantante – senza forse - preferito e la piena consapevolezza dell'importanza fondamentale ed imprescindibile del basso nella musica moderna. e tutto in un disco solo.
va detto, sono legato tantissimo anche gli altri dischi che presi in prestito, rifare mad dogs & englishmen è uno dei miei sogni nel cassetto. ma l'amore che mi lega ai free dal quel giorno di primavera del 1974 (o 1975), è un vincolo veramente speciale. non ho avuto il privilegio di vederli dal vivo, si sono sciolti nel 1973 e il chitarrista paul kossoff sarebbe scomparso nel 1976. ma ho avuto l'ardire e la fortuna di provare a cantare o suonare tante loro canzoni. ed è sempre un'emozione speciale, l'emozione della semplicità, dell'essenza del rock.
ah, poi il biscotto l'ho mangiato, non vi preoccupate. anche ai biscotti al cioccolato sono molto legato.

Nessun commento:

Posta un commento