2. free, acqua fuoco e cioccolato
doveva
essere la primavera del 1974. forse del 1975, ma primavera lo era.
andai a casa di un mio compagno di classe. questo mio compagno aveva
un fratello più grande che al momento viveva a roma. il suddetto
fratello aveva però lasciato qua la sua batteria rossa e la sua
collezione di 33 giri. non mi fu praticamente permesso ahimè di
suonare la batteria - una hollywood - ma mi venne concesso di portare
a casa alcuni di quei dischi da ascoltare. mi ricordo nitidamente la
consistenza di quei dischi, le copertine massicce. ne presi 4: mad
dogs & englishmen di joe cocker, sssh! e cricklewood green dei
ten years after e fire and water dei free. i primi tre avevano
copertine colorate, forse più simili a quelle che mi erano capitate
fra le mani fino a quel momento, magari più anonime. da quella dei
free, quattro giovani capelloni mi guardavano in maniera un po'
sfrontata. ok, mi dissi, mettiamo questo, e facciamo merenda.
premessa. nella mia ancor breve carriera di fanatico del rock, mi ero
dedicato, diciamo pure incaponito, con il progressive. e quindi mi
ero trovato alle prese più che altro con suoni piuttosto astrusi
ancorchè affascinanti per un ragazzino. per sovrammercato tali suoni
venivano da fonti sonore approssimative: un registratore a cassette
sanyo, un minuscolo giradischi europhon che spariva letteralmente
sotto al disco. tutto questo rendeva l'esperienza auditiva forse un
po' faticosa, anche se questo non scoraggiava il vostro piccolo eroe.
in
ogni caso, metto il disco sul piatto, e mi accingo ad adddentare un
biscotto al cioccolato. mentre mi pregusto il suddetto biscotto,
vengo letteralmente investito dai primi suoni di fire and water, il
brano che dà il titolo al disco. mi ricordo che la cosa mi colpì
molto, tanto da farmi rimanere con il biscotto a mezz'aria. non che
altri incipit non mi avessero impressionato, questo no. ricordo
ancora quando misi la cassetta di selling england by the pound ed
ebbi la benedizione della voce nuda di peter gabriel, o l'inizio
roboante di into the fire dei deep purple. ma qui, era tutto diverso.
il disco inizia con alcuni semplicissimi accordi di chitarra
elettrica. abituato com'ero a sonorità molto più arzigogolate, mi
ricordo che pensai "cribbio (non era proprio cribbio, neanche
ca**o, all'epoca ero ancora molto educato. diciamo una via di mezzo)
ma allora esiste anche qualcos'altro. e certo che esisteva. avevo in
un colpo solo scoperto il rock blues, quello che sarebbe diventato
forse il mio gruppo preferito, il mio cantante – senza forse -
preferito e la piena consapevolezza dell'importanza fondamentale ed
imprescindibile del basso nella musica moderna. e tutto in un disco
solo.
va
detto, sono legato tantissimo anche gli altri dischi che presi in
prestito, rifare mad dogs & englishmen è uno dei miei sogni nel
cassetto. ma l'amore che mi lega ai free dal quel giorno di primavera
del 1974 (o 1975), è un vincolo veramente speciale. non ho avuto il
privilegio di vederli dal vivo, si sono sciolti nel 1973 e il
chitarrista paul kossoff sarebbe scomparso nel 1976. ma ho avuto
l'ardire e la fortuna di provare a cantare o suonare tante loro
canzoni. ed è sempre un'emozione speciale, l'emozione della
semplicità, dell'essenza del rock.
ah,
poi il biscotto l'ho mangiato, non vi preoccupate. anche ai biscotti
al cioccolato sono molto legato.
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